News

7 Novembre 2024

IL CONCORDATO RIAPRE I BATTENTI SANZIONI A CHI PAGA IN RITARDO

Partite Iva. Allo studio un decreto-legge per consentire l’adesione fino al 10 dicembre

Penalità amministrative per chi verserà gli acconti d’imposta dopo la scadenza del 2 dicembre

Le richieste arrivate dalla maggioranza e da tutti i professionisti portano a un ravvedimento operoso sui tempi del concordato preventivo biennale per le partite Iva. Il dossier è stato trasmesso sul tavolo di Palazzo Chigi che dovrà prendere l’ultima decisione. Ormai però la strada è segnata. Il concordato preventivo sarebbe destinato a riaprire i battenti fino al 10 dicembre attraverso un decreto-legge, destinato poi a essere trasportato come emendamento governativo al DI collegato alla manovra (DI 155/2024), attualmente all’esame del Senato.

Ma con una serie di condizioni. In primo luogo, sarà necessario aver presentato la dichiarazione dei redditi relativi all’anno d’imposta 2023 entro lo scorso 31 ottobre. Quindi la seconda opportunità di accettare il patto biennale con il Fisco per il 2024 e il 2025 (o solo il 2024 nel caso delle partite Iva in regime forfettario) sarà concesso solo a chi ha rispettato la scadenza per la trasmissione telematica del modello Redditi e dell’Irap (per i contribuenti obbligati). Anche se dal sindacato dei commercialisti Anc il presidente Marco Cuchel chiede una proroga che riapra anche i termini per l’invio delle dichiarazioni dei redditi, <<riconoscendo un tempo congruo ai commercialisti>> che non hanno potuto effettuare l’invio nel rispetto della scadenza prevista. In secondo luogo, si pone una questione di disallineamento sui termini di versamento. La scadenza per il primo acconto che considera il risultato del concordato preventivo è fissato al 30 novembre: dato. Una cifra che non sarebbe sufficiente a centrare l’obiettivo per cui le somme sono state prioritariamente vincolate proprio dal decreto collegato alla manovra: le entrate dovranno infatti essere destinate prima di tutto al taglio delle aliquote Irpef. Solo che la riduzione della seconda (delle tre che vengono ora confermate a regime dal Ddl di Bilancio) aliquota dall’attuale 35% al 33% costa circa 2 miliardi di euro all’anno.

Guarda caso, l’importo che era stato inizialmente stiamo per il concordato e che poi non ha trovato alcun riscontro ufficiale nelle relazioni tecniche sui decreti delegati che hanno scritto e riscritto il patto con il Fisco. Per arrivarci quindi si può ma soprattutto si deve fare di più. Da qui la spinta che sta arrivando da tutti i partiti di maggioranza a scommettere ancora sul concordato preventivo biennale. Del resto il booster per la spinta ad aderire era arrivato proprio dal Parlamento nella conversione del decreto Omnibus di inizio ottobre con il ravvedimento speciale. Ora con un mese in più davanti chi non fosse convinto della convenienza ad aderire sul passato potrà ulteriormente valutare la convenienza per i periodi d’imposta passati (dal 2018 al 2022), per mettersi al riparo da contestazioni del fisco pagando un “biglietto” che in molti casi potrebbe essere al prezzo stracciato di mille euro all’anno (l’importo minimo) per le imposte dovute sui redditi.

Fonte: Il Sole 24 Ore.

News
Text Widget
Aliquam erat volutpat. Class aptent taciti sociosqu ad litora torquent per conubia nostra, per inceptos himenaeos. Integer sit amet lacinia turpis. Nunc euismod lacus sit amet purus euismod placerat? Integer gravida imperdiet tincidunt. Vivamus convallis dolor ultricies tellus consequat, in tempor tortor facilisis! Etiam et enim magna.